I tricotteri maestri di edilizia subacquea

 

Giampaolo Moretti , « I tricotteri maestri di edilizia subacquea »,Milan, Sapere,Ulrico Hoepli, 31 decembre 1940, p. 401-403.

Il mondo degli animali ci ha fatto stupire più di una volta per le meravigliose edilizie : atolli, termitai, alveari, nidi di uccelli e casupole di castori, non sono forse questi, fra i molti altri che la natura offre alla nostra ammirazione gli esempi che più facilmente si riaffacciano alla mostra mente ? Certamenti si ! E alle ignorante frigane nessuno forse porrebbe mai mente. E temp dunque di spezzare una lancia anche in favore di questi umili e strani insettucci abitatori di curiose, elaborate pazientissime costruzioni.Ciò è fatto, ad opera di un naturalista specializzato, in questo articolo che più volte, o lettori, vi farà trasecolare.

 

Gettiamo un po’ uno sguardo in una quasiasi raccolta d’acqua ; sul fondo, tra il pietrame, sulla minuta sabbia, nella fitta e intricata compagine della vegetazione sommersa ci accadrà di scorgere facilmente qualche pietruzza che si muove, granelli di sabbia che sembrano camminare ciuffetti di foglie che compiono strane evoluzioni sui rami che le portano. Se incuriositi tuffiamo la mano per prendere fra le dita quelle bizzarre cose che si muovono in virtù di chissà quale inesplicabile meccanismo ci troveremo fra le dita un curioso agglomerato di pietruzze di sabbia o di foglie che però, una volta estratto dall’acqua, sebrerà aver perso col suo movimento ogni fascino.

 

Bestioline poco conosciute

 

Ma se ci proviamo ad infilare un fuscello nel forellino più piccolo che la strana costruzione rivela ai nostri occhi ci accadrà di veder uscire dalla parteopposta una testa seura seguita da trepaia di zampe che arrancano nel vuoto cercando un appoggio qualsiani e poi, se inesorabilmente continulamo à spingere, un lungo addome molliccio e pallido che la povera bestiola malamente sfrattata si trascina dietro con alquanto disagio.E questa la friganea. Gli entomologi la chiamano contermine più pompso, tricottero, ossia insetto ad ali pelose ; la larve che abbiamo spinta fuori dal suo fodero do protezione, si sarebbe tramutata poi in ninfa e infine, abbandonando per sempre l’acqua, in un effimero insetto dalle ali anteriori rivestite di una densa villosità.

Tavolta invece di, peli l’adulto è rivestito di squame, come le farfalle che insiemealle libellule formano la stretta parentela dei tricotteri. Poco noti sono pure nel loro stadio di alati ; ma in questo periodo della lora vita i tricotteri non affrono alcuna attrattiva al profano che li scambia volontieri colle falene, per un certo aspetto generale simile a quello delle farfalle e per l’abitudine che molti di essi hanno di svolazzaez la note nella luce dei fari. La testa presenta due grandi occhi sfaccettati, un paio di antenne talvolta smisuratamente lunghr e sottili une boca con una sorta dilingua atta a lambire i liquidi dolciastri. Nel riposo le ali anteriori coprono a tetto spiovente le posteriori pieghettate a ventaglio. Non sono eccellenti volatori in compenso saltano e corrono agilmente per merito delle lunghe e speronate zampe. Come adulti campano poco, circa un mese ; ma la vita dei tricotteri se svolge per la sua gran parte nell’acqua ed è in questo ambiente che essi ci offrono le più mirabolanti perizie edili.

Nate da inviluppi gelatinosi di piccolissime uova che la madre ha deposte nell’acqua, o nelle sue immediate vicinanze le giovani larve coleofore ossia portatrici di foderi, non abbandonado l’invogllo di gelatina se prima non sono riuscite ad accaparrarsene un lembo onde foggiarsene primo mantello che , se pure riesce disadorno e grossolano, pure serve egregiamente come tunica protetti a. Queste larvette sono maldreste e ridicole ; se camminano sul fondo incedono con passi smisurati e incerti, continuamente rovesciandosi ; se nuotano nell’acqua vi saltellano in suy e in giù con spassosissime evoluzioni che le portano presto o tardi a cozzare con la grossa testa contro le foglie galleggianti che esse non sanno neppure schivare.

 

Costruzioni subacquee in miniatura

 

Qualche temp appresso, le giovani friganee intraprendono già un raccolto e meditao lavoro per assicurari l’esistenza ; molte loro compagne sono finite in bocca ai pesci o fra le robuste mandibole di insetti predatori, proprio mentre compivano le loro spensierate evoluzioni. Allora la friganae principia a scegliere colle capaci zampe il materiale costruttivo : lo tasta, lo misura, lo solleva, lo soppesa, lo rigira, lo appressa alla bocca e finalmente, se gli va, lo imbava di seta. Ma la scelta è accuratissima e ogni movimento ha la sua ragion d’essere ; il lavoro procede lentissimo, ogni elemento viene trascelto per dimensioni, peso e struttura prima di poteressere collegato all’altro mediante un finissimo intreccio sericeo che l’occhio umano non riesce neppure a discernere : la seta in luogo della calce per cementate le pietre.

 

Une corazza che è anche una casa

 

Il fugace apparire di un pesce, la caduta di un ciottolo nell’acqua qualsiassi perturbazione dell’ambiente insomma, determina la immediata sospensionedel lavoro ; la larva si ritira prontamente nell’abbozzo di casetta che va costruendo attorno al suo debole addome, per ricomparire poi timidamente e, solo dopo aver tastato con grande cautele il fondo e l’acqua, riprende la paziente opera intrapesa. Le pietre, le foglie, i baccheti, si accumulano intorno al corpo e a poco a poco vanno a formare un’intera costruzione. A lavoro ultimato l’insetto dispone di un fodero di varia foggia, come vedremo tra breve, ma internamente tapezzato di seta e tale da rivestire con molta perfezione e confortevolezza il suo molle e delicatissimo addome che in tal modo no potrà essere ferito da corpi contundenti, mentre in pari tempo risulterà protetto (non sempre però) dal morso degli animali predatori. La friganea può ora camminare o nuotare, sporgendo colla testa e colle zampe al dui fuori del suo fodero che si trascina dietro, durante la ricerca del cibo che di norma è cost tuito di animaletti vivi o morti oppure da frammenti di vegetali verdi o decomposti.

Nel foggiarsi il fodero prottetivo, la larva ha avuto però cura di lasciare una certa comodità di taglio, per consentire all’acqua di irrorare completamente l’addome ,  pur non insidiando la validità della protezione. Tre callosità mamellonari situate sul primo segmento addominale, mentre servono a sorregerre la costruzione e a impedirne il dannoso sfregmento sui segmenti molli del ventre, permettono altresi alla larva di richiamare un afflusso di acqua nel fodero a mezzo di rtmici movimenti ondulatori dell’addome ; cosi i filamenti tracheobranchiali che formato il tipico apparato respiratorio della maggior parte dei tricotteri vengono in tal modo continuamente irrorati. L’acqua viene poi eliminata dall’orifizio posteriore che è diaframmato da pietruzze o da una lamina di seta perforata. Perchè queste griglie sericee non si ostruiscano impedendo il passagio dell’acqua, la larva dispone sull’uliomo segmento dell’addome di un vero e proprio spazzolino che continuamente infilato nei buchi dell’ estremità posteriore dell’astuccio li mantiene costantemente liberi.

Quanto al materiale impegato per la costruzione e alla forma dei foderi, si puo dire che tutto vien buono per le necessità costruttive della larva e che ogni forma viene realizzata dai tricotteri.

 

Acqua che vai… tricotteri che trovi

 

Ciò non toglie però, che alcune speciesi attengano rigorosamente a un determinato disegno architettonico e all’impiego elettivo od esclusivo di questo o quel materiale. In generale è l’ambiente che governa la forma del fodero tanto è vero che lo specialista riesce sempre a capire, fin dal primo colpo d’occhio, se un determinato fodero appartiene ad una abitatrice di acque correnti (larva reofila) oppure a una frequentatrice di acque tranquille (larva limnofila).

Le larve che vivono in corsi d’acqua a corrente impetuosissima rinunciano addirittura a locomuoversi perchè tanto non ce la farebbero e preferiscono piuttosto costruirsi un ricovero  fisso di pietruzze o di frustoli vegetali tra le grosse pietre del fondo. Là dove la corrente si fa un po meno impetuosa e la marcia sul fondo riesce possibile si incontrano le costruzioni mobili fatte di sabbia e pietruzze regolarmente disposte a mosaico a formare dei tubetti di delicatissima fattura e di elengatissima foggia. Generalmente questi astucci assumono la forma di un cornetto molto ricurvo in modo che le due estremità puntando sul fondo impediranno facilmente il rotolamento del fodero, cos ache avverrebbe fatalmente se ol fodero fosse cilindrico e diritto.

Ma anche le pietre più esposte all’impeto delle acque offrono copioso e ricercato alimento e allora talune specie muovono alla conquista di queste sedi, favorite anche da una particolore struttura anatomica, oltre che dalle speciali capacità di adattamento ; munite come sono di una profonda infossatura nel bel mezzo del capo esse riescono a far aderire tenacemente alle pietre il loro elegante fodero di sabbia mediante una semplice pressione della zona infossata del capo contro le pietre stesse, esattamente come agisce una ventosa. Pechè poi, per un incident qualsiasi lo strappamento non provochi il convogliamento del fodero, questo viene ancorizzato dalla larva mediante ciuffetti di muschio o di fuscelli.

Altre specie pure reofile, preferiscono appiattire e appesantire il fodero ornandolo di due ali laterali di pietruzze che varranno sempre a impedire il trascinamento dell’insetto da parte della corrente.

Veri e propri uncini di ancoraggio si possono osservare nelle costruzioni delle larve reofile di maggiori dimensioni ; nei nostri corsi d’acqua si incontrano frequentemente foderi di sabbia muniti ai due lati di lunghi bacchetti, per lo più spinosi ; è facile immaginare l’efficacia di tali dispositivi nel caso che la corrente riesca a divellere la larva dal fondo ; il fodero potrà turbinare per qualche metro nei vortici più impetuosi ma le punte dei bacchetti e soprattutto le loro spine, andranno ben presto a conficcarsi di nuovo nel fondo o ad aggrapparsi alle pietre o alla vegetazione, ponendo fine istantaneamente al pericoloso e involontario viaggio dell’ insetto.

Nelle acqua in continuo movimento delle spiaggette lacustri due forme si dimostrano perfettamente adatte allo sfruttamento dell’ambiente : quella a berretto frigio o a scudo dei foderi di sabbia, e quella a sezione quadrata dei foderi vegetali ; è evidente che gli uni e gli altri non potranno seguire il ritmico oscillare dell’acqua nei movimenti di battigia perchè del- tutto inadaptti a seguire passivamente tali movimenti. Per analoghe caratteristiche morfologiche si adattano bene a questa biozona anche i minuscoli foderi a forma di grani di cumino, di bottigliette, di astuccio da occhiali cistruiti talvolta completamente con materiale secreto dalle ghiandole sericigene delle larve dei microtricotteri.

Passando finalmente alle acque tranquille delle paludi a fondo melmoso e ricoperto di lussureggiante vegetazione subacquea, ci è dato osservare una gamma vastissima di forme di foderi : tra le più attraenti le lunghissime e verdissime trombette spiralate dei tricotteri nuatatori ; queste eleganti costruzioni sono formate da tanti pezzeti di fogli taglati regolarmente e disposti in ordine crescente dall’indietro all’avanti.

Spinosissime dimore vogliono avere gli elementi più tipici della fauna d’acque morte, i limnofili ; questi prediligono i fuscelli e i pezzetti di graminacee che amano disporre in senso trasversale. Ma forse più belli e interessanti ancora ci sembreranno gli astucci di conchiglie vuote che le larve pazientemente racimolano sul fondo per agglutinarle poi con grazia e bizzarria veramentz inestimabili. Accade però talvolta che la larva incautamente impighi conchiglie…ancora abitate dal proprietario ; allora il fodero non è ancora costruito che già si disfà perchè i molluschi, che non sembrano gradire questo forzato concentramento, si allontanano in ogni senso, rendendo cosi del tutto vani gli sforzi disperati della larva che si affanna inutilmente a tenere insieme la sua costruzione che si va sfasciando.

 

Edilizia bizzarra

 

La palma dell’originalità e della bizzarria nell’edilizia, va tuttavia riservata a tre larve che vivono in tre ambienti del tutto diversi : la prima di esse ha trovato opportuno legare la sua vita alle spugne d’acqua dolce e con le spicole e la sostanza organica di questi poriferi ha imparato a costruirsi dei morbidissimi foderi che neppure i pesci riescono a distinguere fra le verdi colonie delle spongille ; la seconda si è compiaciuta di ingannare perfino i naturalisti costituendosi coi granelli di sabbia una dimora del tutto identica alle conchiglie di un mollusco noto col nome di Valvatae cosi fi scambiata per molto tempo con questo gasteropodo ; la terza ha manifestato le più macabre tendenze, avendo richiesto come materiale da costruzione per il suo fodero i resti degli insetti uccisi e rimasti indigeriti nel liquido zuccherino degli ascidi delle piante carnivore di Nepentes. Un passo ancora e arriviamio alla larva di un tricottero che avendo rinunciato del tutto alla vita acquatica si è specializzata nello sfruttamento dei muschi che tappezzano gli annosi tronchi dei boschi.
Ma anche le più formidabili e spinose difese vengono insidiate da invincible nemici cui i tricotteri non possono sfuggire : fra questi in prima linea i pesci e le vespine d’acqua. La voracità dei pesci è tale che, pur di saziare la loro fame, essi non esitano a divorare insieme con la larva tutta la corazza che la protegge anche se di pietre, o di fuscelli spinosi : penserà poi il ventre a trattenere ciòche c’è di buono in questo ingombrante boccone e a eliminare ciò che riuscirebbe indigesto. Più subdoli e più gravi ancora per l’imponente frequenza con la quale si verificano, sono gli attachi delle vespine che penetrano coraggiosamente nell’acqua raggiungono la larva del tricottero praticando un esile buco nel fodero e deponendo un uovo sul corpi di questa. La larvetta che ne nasce divorerà tutta la ninfa e al momento dello sfarfallamento dall’astuccio del tricottero uscirà invece una vespina.

 

I trocotteri non sono sofistici per i colori.

 

Si è detto che le larve coleofere dei tricotteri amano scegliersi tra il materiale del fondo quegli elementini che meglio valgono a rendere mimetica la loro costruzione. Cio è vero solo in parte ed è del tutto errato per quel che si riferisce al mimetismo di colore.

Non si deve infatti credere, come molti autori hanno voluto asserire,  che questi insetti compiano una vera e propria scelta del colore nella raccolta degli elementi che andranno a far parte della costruzione, perchè diversi brillantini esperimenti stanno a dimostrare il contrario. Si è provato infatti a mettere a disposizione di larve sloggiate dai loro foderi materiali colorati di varia natura : perline, bastoncelli di ceralacca, brandelli di carta stagnola, pezziti di gusci d’uova, lembi di carta asciugante ecc. ecc. E si è visto che immediatamente le larve si mettevano con questo materiale a ricostruire un fodero protettivo, ma mentre dimostravano di porre gran cura nel scegliere gli clementi che più assomigliavano per forma, dimensioni, peso e struttura a quelli impiegati in natura, nessuna scelta di colore si potè mai riconoscere ; talchè si ottenevano foderi completamente costruiti di bastoncelli di ceralacca dalle larve che nelle condizioni naturali si foggiano foderi in fuscelli ; astucci di gusci d’uovo da parte delle larve che impiegano di norma frammenti di conchiglie ; costruzioni in lembi di carta se opera dei tricotteri che vivono in ritagli di foglie. Ma tutti questi foderi ricostruiti presentavano un’ignobile associazione di colori che crudamente spiccavano sul fondo bianco delle bacinelle. Quando poi si mettavano sui fondo bianco mucchietto rosso spiccava per esempio un fodero di perline nere : la larva che si era costruita un astuccio a spese del primo mucchieto che avera trovato a portata di zampe gironzolando colla sua costruzione era evidentemente convintissima di non contrastare colla violenza di un pugno nell’occhio sul micchietto sul quale si era poi spostata.

Si deve pertanto concludere che i foderi larvali riescono in natura abbastanza mimetici, per il semplicee banalissimo fatto che le larve impiegano per le loro costruzioni lo stesso materiale sul quale vivono ; la sabbia, i fuscelli le foglie verdi, e i fusti erbacci staccati colle mandibole dalle pianticelle, se vivono nella vegetazione acquatica sommersa.

Ma non tutti i tricotteri si foggiano un fodero protettivo durante la vita larvale ; se ne conoscono anei molti che sfuggono alla legge della «  coleobiosi » menando vita completamente libera o intessendo loggette o veri e propri retini da pesca.